Studio Dentistico Mauro Savone Via Nettunense 226, Cecchina (Roma)

Parodontite, fumo di sigaretta, stress, diabete, dieta, reni e gravidanza

TL;DR (non ti va di leggere tutto perché è troppo lungo? Ecco il riassunto)
Il parodonto tiene il dente unito all'osso, e la parodontite è la sua "malattia" (si va dalla semplice gengivite alla "piorrea", che fa cadere i denti); i danni all'osso purtroppo non guariscono, l'unico rimedio per prevenire e fermare i danni è la corretta pulizia a casa e dal dentista; ci sono tante malattie e abitudini viziate che possono facilitare la parodontite, e la parodontite a sua volta può facilitare altre malattie nel resto del corpo.

Gengivite e piorrea sono due parole piuttosto conosciute.
Questo articolo parlerà proprio di gengivite e piorrea (ma non solo), anche se d'ora in poi userò principalmente il termine "parodontite" (cioè "malattia del parodonto"; se avete sentito dire "paradontite", "parodontopatia, "periodontite" o qualunque altra variazione, ebbene sappiate che sono tutte la stessa cosa).

Contenuti:

Cos'è il parodonto

L'introduzione anatomica è necessaria, per avere dei riferimenti nel resto dell'articolo.
Il parodonto è un organo, così come lo sono il cuore o i polmoni; è un organo che si occupa di mantenere i denti all'interno dell'osso, ed è formato non solo dal legamento parodontale (i filamenti fibrosi che collegano le radici dei denti all'osso), ma anche dagli strati più esterni sia delle radici (il cemento radicolare) che dell'osso alveolare (la corteccia dell'osso che si affaccia sulle radici); è come un sandwich in cui il legamento è il ripieno (con tutte le piccole arterie, vene, vasi linfatici e nervi che vi scorrono dentro), e le due fette di pane sono il cemento radicolare da una parte, e la corteccia alveolare dall'altra. Quindi, quando il parodonto si ammala, il problema non è solo del ripieno, ma anche delle fette di pane.
Per altri dettagli, queste voci sono spiegate anche nella wiki di questo sito.

Come si ammala il parodonto

E' sempre e solo una la causa di quasi tutte le malattie della bocca (e quindi anche delle parodontiti): la placca batterica. Tranne casi particolari di malattie genetiche, non esistono le "gengive deboli tramandate dal nonno", ma l'origine di tutte le malattie del parodonto sono i batteri, o più precisamente l'infiammazione causata dai batteri.
L'infiammazione provoca una forte reazione dell'organismo nella zona del parodonto, dove i globuli bianchi del sistema immunitario producono delle sostanze chimiche "tossiche", con lo scopo di uccidere i batteri, ma che hanno un effetto nocivo anche per le cellule del nostro organismo, e quindi danneggiano la struttura del parodonto; finché rimangono i batteri, continua la reazione infiammatoria e la distruzione dei tessuti dell'organismo, e solo dopo la loro rimozione iniziano i processi di riparazione, che comunque non ricostruiscono mai l'osso e la gengiva distrutti, ma si limitano a "cicatrizzare" quello che è rimasto.
La comunità scientifica fa distinzione tra diversi tipi di parodontite (aggressiva, giovanile, ulcero-necrotica, ecc.ecc.) in base all'età, ai batteri coinvolti, all'estensione e velocità dell'infiammazione, ed altri parametri; questa classificazione è stata modificata più volte nel tempo, tuttavia la ritengo personalmente superflua e dispersiva già dal punto di vista clinico, quindi è tanto più superfluo accennare alle differenze in questo articolo di divulgazione: tutte queste forme diverse di parodontite si curano nello stesso modo, e praticamente causano gli stessi danni, inutile elencarle separatamente.

Quali sono gli effetti della parodontite

Nella lista che segue indico, dai più lievi a quelli più gravi, gli "effetti" della parodontite nella bocca (e le loro cause); questa lista è una cronologia di come la malattia peggiora nel tempo se non viene curata.

  1. Sanguinamento delle gengive (gengivite lieve o iniziale)
    L'infiammazione rende più "debole" il tessuto connettivo, cioè l'impalcatura interna delle gengive, e provoca un aumentato passaggio di sangue nella zona interessata; questi due fattori aumentano la facilità con cui le gengive vengono "ferite", quindi basta spazzolare i denti per farle sanguinare; il sanguinamento è il primo segno di infiammazione gengivale.
  2. Arrossamento e gonfiore del bordo gengivale (gegivite avanzata)
    Il sangue che scorre in abbondanza nelle gengive trasuda liquidi all'interno del tessuto connettivo; questo, indebolito, non oppone resistenza al loro accumulo, e quindi le gengive diventano visibilmente gonfie; inoltre anche i piccoli vasi sanguigni subito sotto la mucosa della gengiva cominciano ad essere turgidi di sangue, e danno un colorito rosso al colletto gengivale; in questa fase le gengive iniziano anche a diventare più sensibili, con una sensazione di bruciore quando si spazzolano i denti.
  3. Abbassamento delle gengive (recessione gengivale)
    L'interno del colletto gengivale è pieno di placca batterica, e l'infiammazione comincia a distruggere l'orlo interno della gengiva che si appoggia al dente; per questo motivo, il colletto gengivale perde appoggio e ricade su sé stesso, e la gengiva inizia ad allontanarsi dal dente; questo è l'ultimo scalino prima del punto di non ritorno, infatti se in questa fase viene rimossa la placca, la situazione ritorna lentamente a quella iniziale, senza che ci siano perdite irrimediabili; in questa fase i denti potrebbero iniziare a diventare più sensibili al freddo, a causa dell'esposizione della radice.
  4. Abbassamento dell'osso (riassorbimento osseo alveolare)
    I batteri hanno già distrutto l'orlo interno del colletto gengivale, e penetrano progressivamente all'interno del tessuto connettivo indebolito, trasportando a livelli più profondi l'infiammazione; gli stessi processi chimici che hanno cominciato col distruggere la mucosa della gengiva, sono adesso a contatto con il bordo osseo che circonda il dente, e causano la distruzione anche di questo. L'osso è la struttura portante su cui poggiano le gengive, quindi una volta intaccato, l'abbassmento gengivale diventa ancora più evidente, i denti iniziano a sembrare più lunghi, siccome si scoprono le radici, e si perde progressivamente anche la papilla gegivale, cioè il cuscinetto di gengiva che riempie gli spazi liberi tra un dente e l'altro, lasciando dei buchi vuoti che sono particolarmente brutti da vedere sui denti anteriori, e fastidiosi tra i denti posteriori, siccome finiscono per accumulare residui di cibo. In questa fase iniziano a formarsi anche le cosiddette tasche gengivali, che somigliano ad un marsupio formato dal lembo di gengiva non più attaccato all'osso, all'interno di cui si accumulano molto facilmente tartaro e placca batterica.
  5. Movimento dei denti
    Fino a quando l'abbassamento dell'osso alveolare rimane entro certi limiti, l'unico effetto che causa è un notevole abbassamento della gengiva; quando però il livello dell'osso attorno alla radice si è ridotto di buona misura, il dente non ha un sostegno sufficiente e inizia a "dondolare", tanto di più quanto maggiore è il riassorbimento osseo; questo movimento potrebbe causare dei contatti eccessivi durante la chiusura della bocca, che a loro volta potrebbero sovraccaricare il dente e provocare traumi occlusali, che non solo sono dolorosi, ma provocano come reazione un ulteriore riassorbimento dell'osso.
  6. Perdita dei denti
    Questo ultimo stadio si spiega da sé: una volta che l'osso alveolare è stato riassorbito quasi completamente, il dente finisce per cadere da solo, oppure diventa così fastidioso tenerlo a causa del suo movimento, che il dentista deve estrarlo.

...e il tartaro?

Nella lista precedente non ho citato il tartaro; questo ha certamente un ruolo importante nelle parodontiti, ma non è necessario per il verificarsi dei passaggi sopra esposti, per i quali la sola placca batterica è più che sufficiente; quasi sempre comunque il tartaro è un fattore concomitante, che accelera e facilita i danni della parodontite.
Il tartaro di per sé non è nocivo, tuttavia, nella battaglia tra i batteri ed il sistema immunitario, si può considerare come una trincea o una roccaforte nemica: è formato da vecchia placca calcificata (quindi i batteri al suo interno sono morti), ed è come se fosse un deposito di calcare fortemente incollato sul dente; non è infetto, ma avendo una superficie molto ruvida, costituisce un fertilissimo terreno di colonizzazione per nuovi batteri, ed essendo una struttura rigida, mantiene le gengive lontane dal dente, facilitando l'infiltrazione dei batteri; se per assurdo esistesse un tartaro "sterile" all'interno di una bocca senza placca batterica, non ci sarebbe alcuna parodontite, ma la stessa presenza di tartaro è un indizio evidente di abbondante placca batterica, e quindi è sempre associato a gradi più o meno avanzati di parodontite.

La mia parodontite è ereditaria?

No, è inutile cercare scuse.

...seriamente, è ereditaria?

Come spiego all'inizio dell'articolo, la causa ultima di quasi tutte le malattie della bocca, e anche della parodontite, è la placca batterica; quello che è possibile ereditare dai propri genitori sono solo alcuni fattori predisponenti, come ad esempio una trama connettivale meno spessa che rende le gengive più penetrabili dai batteri, o un tipo di risposta immunitaria particolarmente aggressiva, che peggiora i danni al parodonto in caso di infezione. In tutti questi casi comunque, sono sempre necessari i batteri affinché venga innescata la reazione nociva; se la placca batterica nella bocca viene mantenuta sotto controllo, ed è virtualmente trascurabile, allora anche in presenza di numerosi fattori genetici non ci sarà parodontite, perché manca il fattore indispensabile all'insorgere della malattia.

Come si cura la parodontite

Indipendentemente dalla classificazione del tipo di parodontite, il rimedio terapeutico per curarla è sempre lo stesso (salvo eventuali procedimenti aggiuntivi, ad esempio terapia antibiotica di supporto), cioè rimuovere la placca ed il tartaro; in altre parole bisogna eseguire una pulizia dentale, che sia una seduta di igiene professionale con ablatore ad ultrasuoni, o nei casi più gravi una detartrasi manuale delle radici (con strumenti che si chiamano courette o scaler), se necessario con accesso chirurgico, e infine accertarsi che lo stato di igiene rimanga costante; non basta ovviamente una sola pulizia dei denti per risolvere il problema, perché dopo alcune settimane di igiene domestica insufficiente la placca assume nuovamente l'aspetto di patina ad orletto sul bordo delle gengive, e dopo tre mesi i batteri nella placca si evolvono in forme aggressive per il parodonto.
Nei trattamenti parodontali la collaborazione è fondamentale; se il paziente non torna a ripetere la pulizia dei denti ogni 6 o 3 mesi, in base alle necessità, e non esegue una buona pulizia dentale a casa, non ci saranno risultati sufficienti, e l'unico effetto sarà quello di ritardare appena la perdita dei denti.
Purtroppo, quando la malattia parodontale ha causato la perdita di attacco osseo, lo spessore di osso perso non viene ricreato dopo la guarigione, e i danni rimangono permanenti, ma lo scopo della cura è bloccare la progressione della malattia, che altrimenti è destinata a peggiorare costantemente, fino appunto alla perdita dei denti.
Solo dopo che si è riusciti a fermare la malattia, se il paziente rispetta i richiami di mantenimento per le pulizie periodiche, e dimostra segni evidenti di guarigione, è possibile programmare interventi di rigenerazione ossea e implantologia per sostituire i denti mancanti; eseguire queste procedure quando ancora non si è certi della riuscita della terapia parodontale significa che quasi sicuramente gli interventi falliranno.
In una ricerca del 2010, una equipe di colleghi indiani, dell'università di Davangere, sembra aver scoperto che alcuni probiotici, in particolare il Lactobacillus reuteri, siano in grado di migliorare la salute parodontale successiva a terapia in pazienti con parodontite cronica, bloccando il rilascio di citochine infiammatorie ed evitando in parte il danno ai tessuti.

I fattori di rischio che facilitano la parodontite

Anche se, a conti fatti, la placca batterica è l'unica "conditio sine qua non" che provoca la malattia parodontale, esistono tante situazioni che possono facilitare il verificarsi della parodontite, o peggiorare lo stato di una parodontite già iniziata; il fumo di sigaretta, lo stress, il diabete, lo stato di allenamento fisico e la dieta sono i principali, e ne parlerò nei prossimi paragrafi, ma ce ne sono anche altri, più specifici e molto meno diffusi.

Fumo di sigaretta

Il fumo è un flagello per i sistemi di difesa della bocca. Oltre a contenere una ciquantina di sostanze chimiche dichiaratamente cancerogene (causa di almeno un quarto di tutti i casi di cancro, non solo ai polmoni), e ad essere una sospensione ad alta temperatura che irrita fisicamente le mucose (ma se è per questo irrita anche le persone costrette a sentirne il cattivo odore), ha anche il non invidiabile effetto di "stordire" gravemente le cellule del sistema immunitario, che rispondono in modo molto ridotto alle infezioni batteriche. Questo significa che la stessa quantità di placca batterica, a parità delle altre condizioni, causa molti più danni nella bocca di un fumatore rispetto ad un non fumatore; non a caso, il fumo di sigaretta viene immediatamente dopo la placca tra le cause principali di parodontite.

Stress

Chiunque è stressato, siccome nessuno vive in una casa nella prateria (e se l'avesse, sarebbe sicuramente abusiva, quindi il timore di essere scoperti sarebbe esso stesso uno stress). Tuttavia il nostro organismo, macchina molto vicina alla perfezione, ha sviluppato sistemi di compensazione, per cui i fattori esterni stressanti vengono smussati tramite adattamento mentale e fisico. I problemi reali generati dallo stress quindi sono quelli che derivano dalla mancata compensazione, cioè da una "sfida" per l'organismo che non può essere vinta, e costituisce un sovraccarico destabilizzante a livello neurologico. Il sistema nervoso, tra gli altri suoi compiti, ha anche quello di modulare la risposta immunitaria, attivando o meno le funzioni di "addestramento" dei globuli bianchi; semplice conseguenza è l'efficacia ridotta della risposta immune nelle persone stressate.

Diabete

Ho già scritto una monografia su questo sito riguardo a diabete e salute orale; brevemente, l'alta concentrazione di carboidrati nel sangue, e nei liquidi di irrigazione gengivale, da una parte facilita la proliferazione dei batteri, e dall'altra costituisce un impedimento alla funzione dei globuli bianchi.

Dieta e stato fisico

La dieta è importante, oltre che per il regolare apporto di nutrienti fondamentali e vitamine, anche per il mantenimento di un corretto indice di massa corporea (BMI, Body Mass Index). Anche se al giorno d'oggi è davvero rara, la carenza di vitamina C rallenta il ricambio dei tessuti fibrosi, e le gengive diventano più deboli e molto più suscettibili alle infiammazioni.
Gli adipociti, cioè le cellule che contengono il grasso, numerosissime negli individui obesi, producono un fattore chimico (il TNF-?) che amplifica moltissimo le reazioni infiammatorie, che sono proprio il meccanismo d'azione delle parodontiti.
Lo stato di salute generale, e il benessere fisico, sono dichiaratamente associati con l'efficienza del sistema immunitario; un fisico debole ha un sistema immunitario altrettanto debole, che facilita l'insorgenza di qualunque patologia ad origine infettiva, e tra le tante anche la parodontite; inoltre l'esercizio fisico, assieme ad una dieta misurata, è l'unico modo di raggiungere un indice di massa corporea giusto per le persone sovrappeso.

Gravidanza

Ho voluto per completezza includere questo pargrafo tra i fattori di rischio per la parodontite, ovviamente non perché la gravidanza vada considerata un vizio o uno stato patologico come quelli elencati precedentemente, ma perché comunque, durante la gestazione esiste una predisposizione particolare alle parodontiti lievi (gengiviti), che però non è escluso che diano lo spunto per lo sviluppo di forme di parodontite più granvi; per maggiori dettagli è possibile confrontare su questo sito la monografia da me scritta proprio sulla gravidanza.

Stati immuno-depressi

Esaminando i fattori di rischio sopraelencati, si nota che qualunque cosa indebolisca in qualche modo il sistema immunitario, finisce anche per facilitare la parodontite; sono meno frequenti dei casi precedenti, ma tutti gli stati patologici che colpiscono principalmente il sistema immunitario rientrano di diritto nei fattori di rischio; ovvio pensare subito all'AIDS, che a causa dell'HIV che mina gravemente i globuli bianchi, è associato alle forme più gravi in assoluto di parodontite, come la gengivite ulcero-necrotica, con una distruzione impressionante e diffusa che progredisce a vista d'occhio.
Anche i pazienti che hanno ricevuto un trapianto e seguono una terapia immuno-depressiva sono "terreno fertile", e devono tenere sotto controllo in modo particolare l'igiene orale.

Psoriasi

Uno studio molto recente svolto in Norvegia ha scoperto un'associazione statisticamente rilevante tra la psoriasi e la gravità della parodontite: dai risultati della ricerca è emerso che nei pazienti che soffrono di questa malattia cutanea, la quantità di perdita ossea causata dalla malattia parodontale è maggiore, si ritiene a causa della risposta amplificata del sistema immunitario nei confronti delle infiammazioni.

Reflusso gastroesofageo

Una ricerca del 2013, tutta italiana, ha rilevato un'associazione tra reflusso gastroesofageo e parodontite, probabilmente dovuta al fatto che gli acidi gastrici, irritando la mucosa orale, gengive comprese, la rendano più debole di fronte alla colonizzazione batterica.

Quali danni causa la parodontite fuori dalla bocca

Pensavate che la piorrea fosse buona solo a far cadere i denti? Sbagliato!
I microbi che causano caos e distruzione nella bocca, quando sono così tanti, ogni tanto riescono a "sfuggire" e colonizzare altri sistemi dell'organismo, venendo trasportati lungo le autostrade del corpo, cioè i vasi sanguigni; nella peggiore delle evenienze, una patologia secondaria originata dai batteri della parodontite potrebbe portare anche alla morte.

Sistema cardiocircolatorio

Siccome l'unica strada che hanno i batteri per diffondersi in altre regioni del corpo è quella di infiltrarsi nei vasi sanguigni, è proprio in questa sede (ed in particolare nel cuore) che causano i primi danni. La colonizzazione dello strato più interno del cuore (endotelio) dà origine a endocardite, miocardiopatia, e anche infezione della valvola mitralica se questa soffre di prolasso; le malattie infettive che interessano il cuore sono ovviamente pericolose, e se non trattate in tempo possono essere letali.

Reni

I reni sono organi che processano e filtrano il sangue; se il sangue contiene elementi nocivi (nel nostro caso i batteri della parodontite), questi sono tra i primi distretti a risentirne, dopo il cuore.
Quando i batteri si riversano nel sangue, il sistema immunitario non rimane indifferente, e ogni cellula microbica dopo poco si trasforma in un piccolo tappo vacante, siccome gli anticorpi che si attaccano alla superficie del batterio formano un intricato ammasso, che facilmente finisce per incastrarsi nelle fitte maglie della rete di filtraggio renale; questo causa un'infiammazione che si chiama glomerulonefrite, che sarebbe molto pericolosa per i pazienti che hanno ricevuto un trapianto di rene.

Gravidanza

Così come lo stato interessante facilita l'insorgenza della parodontite, ne subisce anche i rischi, infatti esiste un'associazione positiva tra malattia parodontale e parto pretermine, prima della 37ma settimana (confrontate la monografia sulla gravidanza scritta da me su questo sito); il meccanismo esatto non è conosciuto con certezza, anche se ovviamente la diffusione batterica nell'organismo e lo stato infiammatorio diffuso hanno a che vedere con questo evento, che è tra le cause più frequenti di morte infantile.

Addirittura l'Alzheimer?

Questa associazione per ora non è sicura, ma è una supposizione logica pensare che la parodontite sia in qualche modo coinvolta con malattie degenerative del sistema nervoso centrale, come il morbo di Alzheimer. Di questa malattia si sanno poche cose certe, anche se è quasi assodato che nei casi che si verificano in tarda età, l'infiammazione del sistema nervoso abbia un ruolo importante, e siano coinvolte alcune citochine (molecole che controllano l'infiammazione) che sono in comune con quelle prodotte nella parodontite cronica (partendo dalla quale potrebbero diffondersi fino ad arrivare al cervello). Inoltre, alcune sostanze tossiche prodotte dai batteri potrebbero stimolare direttamente stati infiammatori cerebrali dopo essersi diffuse nell'organismo, e addirittura alcuni tipi di batteri presenti di solito nelle tasche parodontali sono stati ritrovati all'interno di distretti periferici del sistema nervoso, da cui potrebbero procedere in direzione del cervello. In comune con la parodontite ci sono anche alcune caratteristiche della risposta immunitaria rilevata nel morbo di Alzheimer.

Anemia

Le citochine coinvolte nella parodontite appaiono essere causa anche di patologie anemiche, infatti riducono la produzione dell'eritropoietina, l'ormone che si occupa di gestire la formazione dei globuli rossi nel midollo osseo.

Disfuzione erettile

Non è uno scherzo: una ricerca risalente agli ultimi mesi del 2011, ha dimostrato che, nei ratti, l'infiammazione parodontale riduce la presenza di due molecole necessarie a innalzare in modo efficace la pressione sanguigna all'interno dei corpi cavernosi del pene, riducendone a tutti gli effetti la rigidità.
Un gruppo di ricercatori turchi dell’Università di Inonu in Malatya, nell'estate del 2013, ha rilevato un effetto simile nell'uomo, calcolando una probabilità più di tre volte maggiore di presentare disturbi dell'erezione in persone parodontopatiche, rispetto a individui con buona igiene orale.

Perdita della memoria

Alla Università del Nord Carolina un gruppo di ricercatori ha scoperto che le persone con meno denti e abbondante sanguinamento gengivale (leggi: parodontopatici) ottengono risultati peggiori in prove di memoria e capacità di pensiero, rispetto a chi è in buona salute orale. Il come, cosa e perché di questo effetto non è ancora stato trovato, ma un'ipotesi è che, mangiando meno bene, anche il cervello viene nutrito in modo inadeguato.

Alito cattivo

Lo stesso studio italiano del 2013 che ha trovato correlazione tra reflusso gastrico e parodontite, ha evidenziato anche la possibilità di alitosi causata da parodontite, tramite la produzione, da parte dei batteri, di solfuro di idrogeno.

Cancro gastrico ed esofageo

Un gruppo di ricerca della facoltà di medicina di Havard ha pubblicatonel 2020 i risultati di una osservazione clinica durata tra i 22 ed i 28 anni, secondo cui la malattia parodontale aumenterebbe il rischio di sviluppare un adenocarcinoma esofageo del 43% nelle femmine, e del 52% nei maschi; per l'adenocarcinoma gastrico invece queste percentuali aumentano rispettivamente al 50% e 68%.

Tirando le conclusioni

Chi ha letto per intero questa pagina, forse adesso si rende conto che la parodontite può diventare una gran brutta malattia; tanto brutta quanto in linea di principio semplice da contrastare: pulizia dei denti a casa, igiene periodica dal dentista, niente fumo o alimentazione sregolata, tenere attentamente sotto controllo il diabete se presente; in parole povere, basta avere ed adoperare buon senso nella propria condotta di vita.

Ultima modifica: 25 Jul 2020, 18:58
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