Machiavelli aveva ragione coi suoi corsi e ricorsi storici, ma non è una novità.
Finito il liceo ero combattuto tra ingegneria informatica da una parte (con la mia smodata passione per i pc e la fisica) e odontoiatria dall'altra (avevo 5 anni quando decisi per la prima volta che sarebbe stata quella la mia professione, evidentemente influenzato da mio zio), così feci entrambi i test di ingresso. Quello di ingegneria, alla Sapienza, andò bene, arrivai infatti settimo su duemila partecipanti (potevo fare di meglio, ma persi troppo tempo sui test di comprensione del linguaggio scritto, mentre invece saltare subito alle domande di logica che venivano dopo mi avrebbe fatto racimolare più punti); per Odontoiatria la questione era più complicata, infatti l'anno precedente (si parla del 1996), a fronte di un numero chiuso alla Sapienza di 60 posti, entrarono ben 285 persone, perché chi non aveva superato il test di ammissione fece ricorso al TAR, che con una sentenza di sospensione permise di entrare a "cani e porci" (come mi piaceva dire all'epoca, e come penso tutt'ora, senza alcuna offesa a cani e suini).
Se ti sei iscritto al test significa che hai implicitamente accettato di partecipare alla selezione, e quindi anche di venire escluso qualora meno bravo degli altri, per cui non si capisce con che faccia di bronzo ti permetti di adire le vie legali per entrare comunque nel corso di laurea, una volta che non hai raggiunto un punteggio sufficiente; è un atteggiamento infantile, opportunistico ed incoerente. Da tipico italiano insomma.
Ooops.
Puoi contestare l'ingiustizia di fissare un numero chiuso, brandendo l'arma del "diritto allo studio" (ma io penso che anche l'università abbia dei diritti, tra i primi quello di essere frequentata da una quantità gestibile di studenti meritevoli), però a quel punto organizza un ricorso preventivo, piuttosto che tentare comunque il test, "tanto se va male faccio causa ed entro lo stesso".
Ebbene, tornando all'aneddoto, a causa dei "cani e porci" che entrarono in massa in Sapienza l'anno precedente, quando venne il mio turno l'università più grande d'Italia aveva chiuso del tutto le iscrizioni ad Odontoiatria (lo stesso accadde anche per Tor Vergata); una baraonda di nuovi cani e porci fecero comunque ricorso al TAR ed entrarono a loro volta, ma io preferii far le cose con ordine, e mi iscrissi al test di ingresso dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, l'unica a Roma che, essendo privata, non venne invasa da ricorsisti affamati di lauree, e che quindi manteneva aperto il suo corso.
"Fortunatamente" (in realtà mi feci un coso così per studiare quell'estate, tra ingegneria e odontoiatria, e non sulle risposte multiple precompilate, ma sui libri di liceo) rientrai anche tra gli ammessi ad Odontoiatria, per cui rincorsi il mio proposito atavico di diventare dentista, anche se mi costò quasi 5 volte tanto quello che avrei pagato in una università statale.
Ero ormai in specializzazione quando seppi che gli allora ricorsisti che non si erano ancora laureati vennero espulsi dall'università statale, perché il TAR aveva stabilito (nei "normali" tempi della giustizia italiana) che il ricorso non poteva essere accolto; tutti gli altri, che erano rimasti in corso con gli esami, ormai si erano accaparrati il titolo.
Facciamo un salto in avanti di quasi 20 anni (sigh), mi arriva oggi una newsletter che mi informa dei ricorsi al TAR fatti dagli studenti iscrittisi al test di ammissione ad odontoiatria, e che non avendo superato la selezione hanno deciso di entrare di prepotenza; prima è arrivata la sospensione del TAR che ha permesso le immatricolazioni selvagge, poi una direttiva ministeriale che sparpaglia questi studenti in tutta Italia per non far esplodere gli atenei più bersagliati (in particolare quello di Bari).
Questo però è solo un dettaglio, perché tanti altri ragazzi (ne ho conosciuto qualcuno) ogni anno rientrano in Italia come dottori dopo essere stati mandati dai facoltosi genitori a studiare odontoiatria in Spagna e Portogallo, che sono nella comunità europea i paesi più gettonati a questo scopo; non ci si può far nulla, siccome facendo parte della comunità europea siamo obbligati a dare alle lauree spagnole e portoghesi lo stesso valore di quelle italiane.
Da quando io ero una "matricola" ne è passata di acqua sotto i ponti: il turismo odontoiatrico, la crisi, i low cost, i media che sparano a zero sulla categoria, la pubblicità selvaggia. Un neolaureato di oggi ha di fronte a sé poche strade (se non è figlio d'arte, ma anche in quel caso è probabile che il padre abbia ben poco da lasciare in dote): venire assoldato da un low-cost come manovalante, pagato poco più di una colf (siccome la domanda è poca e l'offerta è straripante), ma con tonnellate in più di responsabilità, fare da tirocinante senza alcun rimborso presso una struttura pubblica o privata, aprire un suo studio (o rilevarlo da un collega "stufo di lavorare", senza garanzia di ereditarne anche i pazienti) con l'unica certezza di spendere tanto (tanto) denaro, ma con tante variabili davanti, o infine fuggire all'estero cercando pascoli più verdi (perché comunque in Italia il fisco ci vede tutti invariabilmente come grassi polli da spennare, ignorando volontariamente il reale stato delle cose).
Il punto è che tutte queste cose sono sotto l'occhio di chiunque: i low cost si fanno pubblicità anche nei vespasiani, e che c'è "la crisi" lo sanno pure i bambini, quindi perché il neodiplomato pensa ancora che fare il dentista significhi diventare ricco? Facendo comunque finta per un attimo che scegliere l'università in base a quanti soldi si spera di guadagnare non sia già di per sé una pessima decisione.
Se, oggi come oggi, dovessi iniziare da zero, sapendo quello che so adesso, credo farei l'idraulico; fortunatamente però, anche se mi destreggio con i lavoretti in casa, e sono capace di riparare da solo la mia poltrona quando smette di funzionare qualcosa, mi piace di più la mia professione e la porto avanti serenamente.
scrivi qui quello che ne pensi
19 Mar 2017, 19:36
21 Dec 2016, 18:00
21 Dec 2016, 12:29
13 Dec 2016, 12:18
12 Dec 2016, 20:43
10 Dec 2016, 17:46
10 Dec 2016, 13:32
1) Io non sono figlio d'arte e, provengo da una famiglia povera. Siccome non avrò mai uno un mio studio privato mi aspetta una vita da dipendente. La mia prima domanda è quanto guadagna secondo te un dentista dipendente in studi privati?
2) La mia seconda domanda è secondo te conviene fare odontoiatria se non si ha la possibilità di diventare in futuro titolare di un proprio studio? Questa domanda la rivolgo per mio fratello che anche lui è indeciso se fare questa strada.
Io gli ho consigliato ingegneria vedendo come il settore odontoiatrico sia in crisi.
Grazie
1 Apr 2016, 10:45
Biologia e chimica dai miei ricordi sono concentrate nei primi due anni, non credo che nel nuovo ordinamento trovino molto più spazio; certo è che si tratta di basi che devi conoscere per seguire le altre materie, così come non puoi pretendere di fare calcoli strutturali per un edificio se non conosci le proprietà dei materiali edilizi.
La paura del sangue si vince, da studente sono svenuto guardando una goccia di sangue che usciva durante un'estrazione, ed ora la chirurgia è tra le branche che più mi divertono... chiediti piuttosto se lo sbocco che ti "promette" tuo padre sia davvero così garantito, o meglio, chiedilo a tuo padre.
31 Mar 2016, 18:26
Potrebbe essere che magari studiando e lavorando mi appassioni di più e che non abbia più paura del sangue?
Non so se proseguire con architettura o se puntare ad odontoiatria, perchè se così fosse dovrei iniziare a studiare da ora.. La ringrazio
28 Mar 2016, 15:07
28 Mar 2016, 10:45
Buone Feste!
25 Mar 2016, 22:19
Complimenti per la motivazione :)
1) Sì, laurea e superamento dell'esame di Stato sono i soli requisiti per esercitare la professione, la specializzazione è un titolo accessorio non indispensabile
2) Non saprei risponderti meglio di una ricerca su google, tuttavia quando anni e anni fa registrai il dominio di questo sito ("medico-odontoiatra" per l'appunto) dovrei aver controllato, con esito positivo, prima di aprirlo con questo nome proprio per evitare di commettere illeciti o quantomeno gaffes!
@Matteo
grazie per avermi confermato che, lì fuori, qualcuno che ha capito questo semplice concetto (semplice, non facile) c'è :) Purtroppo "la gente" continua ad esser convinta del contrario, sia quando deve scegliere una facoltà, sia quando deve giudicarne i laureati...
25 Mar 2016, 19:19
Sono finiti i tempi degli ingegneri o dei medici con stipendi a 6 zeri.
25 Mar 2016, 13:53
In particolare vorrei porre alla sua cortese attenzione alcuni dubbi:
1) leggendo sul sito della facoltà si può leggere che "al termine della laurea gli studenti, dopo aver superato l'esame di Stato, possono esercitare la professione di Odontoiatra e Odontostomatolgo. Quest'ultima branca non necessita quindi di alcuna specializzazione?
2) un odontoiatra (con la laurea in Odontoiatria e Protesi dentaria) può fregiarsi del titolo "Medico-odontoiatra?
La ringrazio in anticipo.
9 Mar 2016, 22:25
Sei persino più informata di me sulla situazione estera, io ancora credevo che l'Australia fosse un lido felice con l'unica difficoltà della distanza e della selezione stringente, eppure...
Se tuttavia hai seguito le recenti vicende relative ai grossi nomi del franchising, ti renderai conto che alcuni grossi nodi hanno iniziato a venire al pettine (cfr. l'articolo più recente di questo blog); peraltro, nonostante bersagliata da uova marce da diversi anni, la nostra professione rimane indispensabile.
C'è sempre un lato positivo, anche se ormai è diventato un piccolo cateto!
9 Mar 2016, 20:11
Potrebbe esserci un passo avanti per quanto riguarda la mentalità, come onestà dei singoli e dedizione all'impegno (e non è poco), ma ricordo che molti dei problemi che questa professione ha cominciato ad avere (pletora, mercificazione) derivano da paesi europei (le università a pagamento sono in Spagna, Belgio, Romania, Ungheria... le cliniche lowcost sono partite piu' o meno dagli stessi paesi... e ve ne sono altri) in Inghilterra nel nostro campo lamentano pletora, la Francia la conosco bene e hanno gli stessi problemi nostri, fuori UE? A parte le grosse difficoltà per il riconoscimento della laurea, in Chile hanno addirittura aperto una pagina fb per disincentivare gli studenti a iscriversi :) https://www.facebook.com/estudiantedeodontologiachilenofuturocesante/?fref=ts
in Australia hanno tolto i DDS dalla Skilled Occupation List per, anche lì, numero eccessivo di esercitanti. Insomma sembra proprio un disastro! In effetti creare facoltà ad hoc che sfornano all'anno tanti dentisti quanti ne uscivano in 10 anni dalle scuole di specializzazione (per dire) forse forse non è stata proprio una buona idea...
14 Feb 2016, 21:18
Lo spazio per chi vuole crescere c'è, anzi ce ne è di più siccome la maggioranza non è intenzionata a farlo, tuttavia il paziente non è in grado di capirlo, può solo giudicare se lo studio è sbrilluccicante, se la segretaria è gentile e sorridente, se il trattamento è finanziabile a tasso zero; a questo punto chi come te vuol farsi il mazzo tanto, finisce inevitabilmente per pensare "cui prodest?"
Non disperare comunque, se troverai la forza di volontà (non le capacità, da quanto dici ne hai già) di arrivare al traguardo, avrai la possibilità di iniziare la tua avventura direttamente fuori dall'Italia; non che non sia una idea da valutare a prescindere dalla facoltà...
14 Feb 2016, 12:58
E allora mi sento una merda, ed ho paura, in primis perchè io la voglia di farmi il culo ce l'avevo davvero, di piazzarmi lì e studiare per acquisire delle competenze, e trovarmi un domani a lavorare con persone valide, competenti, di valore, a curare qualcuno facendo qualcosa che serva e non a vendergli una prestazione in un centro con fuori un cartellone gigante dell'otturazione 3x1 o dello sbiancamento per avere i dentibbelli. Ho paura che avrei potuto fare di piu', avrei dovuto fare di piu', per mia soddisfazione personale oltre che per la paura di spendere tempo e soldi in una cosa che non mi garantirà un futuro.
Vorrei tanto che qualcuno mi dicesse che non ho realisticamente le motivazioni per sentirmi così, ma dubito accadrà. Mi scuso per lo sfogo, era giusto per far sapere cosa passa per la testa di qualche studentello odierno della nuova generazione choosy.
14 Feb 2016, 12:51
Non ho parenti nel campo e la situazione odierna della professione l'ho conosciuta solo dopo essere entrata nel corso (mea culpa x questo), leggendo e ascoltando in giro. Al test scelsi odonto perchè mi piaceva l'idea di una professione MEDICA, prevalentemente manuale ma non solo, con pz "collaboranti" (parlano, si muovono) con cui si crea rapporto continuativo, e in cui non si vivono sofferenze e morti quotidianamente, le possibilità lavorative discrete. Inoltre avevo già perso del tempo a cercare la mia strada universitaria (la passione per la medicina non l'ho scoperta subito e non sognavo da un vita di fare il medico) e il percorso era piu' immediato. Non ho riflettuto sul fatto che mi sarei chiusa molte strade che nemmeno conoscevo preferendola, sul momento, a medicina. Non sapevo delle cose che so oggi: i problemi "etici" (una professione svilita a essere piu' da commercianti che da medici), "culturali" (considerazione da sanitari di serie B, percorso di studi meno valido), e non ultimo "lavorativi" (pletora, gente che si compra la laurea nelle uni estere, ricorsi) e la paventata impossibilità per un non figlio d'arte di esercitare (i costi dell'aprire uno studio, trovare la pazientela con tutta la concorrenza, pagare master da totmila euro per imparare) -la prospettiva da quel che sento è che potrò forse aspirare a qualche collaborazione sottopagata qualche gg a settimana con gli oneri della libera professione, pochi spicci, e nessuna garanzia.
Sono dunque molto avvilita e frustrata, ho perso l'entusiasmo perchè mi sono resa conto -fra le altre cose- che questa professione ha questi problemi perché è sempre stata una scelta di comodo, a partire dal professore che mi dice che non voleva fare il dentista ma in specialità non sarebbe entrato e ai tempi con
9 Dec 2015, 19:29
9 Dec 2015, 19:04
9 Dec 2015, 16:35
Se devo essere spassionatamente sincero,la mia idea di implementazione ideale del numero chiuso (che comunque dovrebbe esserci a mio avviso) è molto diversa, e prevede uno sbarramento solo alla fine del primo anno: chiunque può iscriversi al primo anno di università, e solo chi supera in tempo utile tutti gli esami (o che ottiene almeno una media X, o qualunque altro criterio di valutazione) può proseguire. In tal modo si evita la pletora di professionisti laureati, chi si iscrive in università lo fa solo se ha deciso di impegnarsi seriamente (e non con l'idea intanto di entrare, "tanto poi anche se vado fuoricorso prima o poi mi laureo"), la scrematura avverrebbe sul campo piuttosto che basandosi su domande irrilevanti, ed infine con le rette del primo anno che TUTTI dovrebbero pagare si rimpinguerebbero le casse dell'università.
9 Dec 2015, 10:18
Grazie.
5 Dec 2015, 20:43
Il numero di posti è fondamentalmente lo stesso che era disponibile quando io feci il test, anzi nel mio caso si trattava di soli 25 posti in tutta Roma, in Cattolica, siccome "ufficialmente" gli altri atenei avevano chiuso le iscrizioni. Se sei convinto che un domani sarai felice del tuo lavoro anche nell'ambiente che ormai si è creato (io fortunatamente lo sono, ma ho iniziato con premesse diverse) allora studia come un matto, siccome le domande e le risposte sono comunque scelte su un campione già noto.
4 Dec 2015, 21:56
Perciò, a settembre scorso, ho sostenuto il test di ammissione per il corso di laurea in Odontoiatria e Protesi dentaria. Purtroppo alla fine sono risultato solo "idoneo", nel senso che ho totalizzato un punteggio sopra i venti punti "canonici", ma che non mi ha permesso di accedere ad alcunché. Come lei ben sa, ogni anno i posti per questo specifico corso di laurea diminuiscono esponenzialmente (si parla di 15/20 posti per ateneo), rendendo il tutto "elitario". Ho letto le sue considerazioni, tra l'altro condivisibili, sui ricorsi. Ora mi chiedo e le chiedo come deve comportasi uno studente (a questo punto presunto tale, visto che non gli viene data alcuna possibilità) che non rientra tra i 20 fortunati, a studiare una disciplina che lo appassiona? Per quale motivo un ragazzo che, durante gli anni di liceo, ha cercato di stare al passo con gli anni, debba perdere anni indispensabili per il famigerato test (risultando "de facto" bocciato)?
Preciso che il mio messaggio non ha assolutamente carattere critico, ma si propone di ricevere consigli e/o suggerimenti da un professionista.
La ringrazio anticipatamente per l'eventuale risposta e Le auguro un buon fine settimana.
28 Nov 2015, 19:19
27 Nov 2015, 23:08
27 Oct 2014, 12:59
non so se il tuo messaggio sia da considerare veritierio, siccome hai inserito un link alla società in questione (e probabilmente volevi solo fare marketing), tuttavia vitaldent non è un lowcost, anzi; vive del nome e del marketing battente appunto, nonché della diffusione relativamente capillare, ma non si può considerare economicamente conveniente di per sé.
Ad ogni modo, il mio articolo riassume tutte le motivazioni per cui penso non ci sia più motivo per odontoiatria di essere una facoltà così richiesta, la catena di "negozi" da te citata da sola non costituisce un particolare deterrente.
27 Oct 2014, 10:33