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Ma con la fase 2 della pandemia da coronavirus, riaprono anche i dentisti, vero?

il blog di un dentista

Una cosa del genere la danno per scontata diversi miei pazienti che son stati messi in "lista di attesa" quando, a metà marzo, ho cessato integralmente la mia attività di dentista, rinviando a data da destinarsi gli appuntamenti già presi.
La questione ovviamente è più complicata...

Il Presidente del Consiglio, col suo primo decreto di chiusura generalizzata, non ci ha mai coinvolto, in quanto i professionisti in generale non venivano obbligati a interrompere l'attività, e i dentisti nello specifico erano inclusi tra le categorie essenziali di lavoratori; in sostanza noi dentisti non siamo mai stati chiusi per decreto, ma sono stati i nostri organi collegiali (gli Ordini dei Medici provinciali, e in particolar modo le Commissioni degli Albi degli Odontoiatri, CAO, organi ausiliari dello Stato, normativamente parlando) che ci hanno "indicato" (in alcune province consigliato amichevolmente, in altre intimato pena sanzioni disciplinari) di interrompere l'attività, fatto salvo per urgenze indifferibili.

Una "urgenza indifferibile" non è una evenienza improvvisa qualunque, come ad esempio il ponte che si stacca ("una volta" poteva essere una vera urgenza, ma adesso, con la pandemia che imperversa, cosa vuoi che sia... tanto bisogna stare a casa) o il mal di denti (ed il mal di denti è molto brutto, "una volta" non c'era nessun motivo di non correre dal dentista per rimediare, ma adesso, con la pandemia che imperversa, cosa vuoi che sia... tanto puoi prendere antibiotico e antidolorifico). Insomma, non avrebbero aggiunto la dicitura indifferibile se avessero voluto intendere delle "urgenze qualunque".

Nelle indicazioni ufficiali che ho esaminato, per urgenza indifferibile si intendono solo due cose: o una importante emorragia intraorale, o il gonfiore dell'intera faccia causa infezione (non la semplice guancia gonfia per intenderci), quindi evenienze che non si verificano praticamente mai. Come è sacrosanto tuttavia, essendo noi professionisti che si assumono le proprie responsabilità, abbiamo discrezionalità nel decidere se quella che ci riferisce il paziente sia una urgenza indifferibile.

Io ho deciso di essere intransigente, non solo perché bisogna pesare da un lato il problema che ha il paziente, e dall'altro il rischio di contrarre o far contrarre il covid, ma anche perché, in questo periodo, operare aldifuori delle indicazioni ufficiali dei propri organi collegiali (che siano state fatte come consigli o con le minacce poco cambia) significa che nel caso "succeda qualcosa", qualunque cosa, automaticamente il medico risulta responsabile in quanto non stava seguendo le linee guida che aveva ricevuto.

Faccio un esempio scemo: se mentre guidate fate una svolta contromano, seppur con mille precauzioni, e chi arriva dal senso di marcia opposto, e vi viene addosso distruggendo la sua e la vostra macchina, stava guidando col cellulare in mano, andando oltre il limite di velocità, e senza cintura di sicurezza, comunque la colpa è vostra perché lì non ci sareste proprio dovuti essere.

Rimango pienamente disponibile, in qualunque giorno ed a qualunque ora, per consulenze telefoniche e via WhatsApp ai miei pazienti, e non solo a loro, come molti hanno potuto notare nelle scorse settimane.

 

Tornando all'argomento di cui al titolo: noi dentisti riapriamo ufficialmente il 4 maggio?
Ovviamente no.

Siccome il Presidente del Consiglio non ci ha mai fatto chiudere, non è lui che deve dirci se, come e quando riaprire.
Per assurdo, ora neppure gli Ordini dei Medici hanno più questa facoltà, perché una volta riconosciuto il rischio biologico, hanno innescato un meccanismo che a questo punto richiede l'intervento del Ministero della Salute.

Già, perché delle "linee guida ufficiali" (virgolette obbligatorie) sono state prodotte dal gruppo di lavoro delle CAO e inviate ieri per il vaglio del Ministero della Salute, ma oggi è festivo, ci sarà il finesettimana nel mezzo, e se va bene le valutazioni del Ministero inizieranno lunedì 4 stesso.

Morale: il mio studio è tuttora non operativo, e lo rimarrà fin quando non saranno disponibili indicazioni ufficiali; ogni altro collega valuterà autonomamente come regolarsi, sotto la sua responsabilità.

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